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novembre 2017: è il suo ultimo concerto prima di un nuovo periodo di stop per
lavorare a nuovi progetti dopo “I Muri di Berlino”: Maldestro approda al
Sannazaro, “nel quale si respira la bellezza e il peso della storia del teatro
di Napoli”, come lui stesso dichiara. Due ore e più di musica, una ventina di
brani di cui quelli proposti come bis completamente inediti, con la richiesta
di non riprendere nulla né in video né in audio. Maldestro accompagna il
pubblico con le sue note e la sua inconfondibile ed appassionata voce roca, non
disdegnando una notevole dose di spirito, raccontando aneddoti. I temi? Allegri
ma anche profondi: bello l’episodio riguardante sua madre che svela il rapporto
speciale che lo lega a lei. Due le canzoni in compagnia di Claudio “Gnut”
Domestico ed Alessio Sollo: nella prima, “Perfect Suicide”, il trio si cimenta
con una prova in inglese; la seconda è un’operazione di autoironia in grande
stile: “Candy Candy” sigla del noto Manga televisivo degli anni ’80. L’ironia
contro ogni sorta di muro costruito da un “piccolo Donald Trump” che alberga
dentro ognuno di noi. Intanto “Su ogni muro si nasconde una crepa e quanto la
vedi comincia la vita”. Di sicuro per Maldestro il muro non è divisione ma
quasi “ponte”, collegamento con gli altri: “Io non ne posso più” diventa un
invito al pubblico per fare una dedica ai vari personaggi del momento tra
vertici della Federcalcio e politici vari… Nel finale lo scherzo sul bis: “Non
capisco perché fare questa cosa che si finge di uscire per ritornare in scena…
“ e poi una canzone che è una dedica familiare. Finisce il tempo de “I Muri di
Berlino” con questo concerto iniziato con un'altra sorpresa: Irene Scarpato,
voce dolce e possente allo stesso tempo, capace di interpretare le composizioni
di Maldestro grazie anche alla chitarra di Giuseppe Spinelli.
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Articolo a cura di Maria Villani
Foto: Maria Villani e Raffaele Russomando
Riprese: Raffaele Russomando
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Redazione Radio No Frontiere
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